sabato 28 novembre 2015

Un gioco: Cyber Jungle

Uno dei punti sensibili delle tecnologie digitali a scuola è senza dubbio la sicurezza in rete. Prima ancora di acquisire le compentenze di base dei mezzi che utilizzano, i nostri ragazzi si immettono, con un'abilità straordinaria, in tutti i più recenti flussi comunicazionali. Mail, chat pubbliche e private, video chiamate e qualt'altro sono ormai ambienti digitali frequentatissimi dai ragazzi in età sempre più precoce.
Un programma formativo indirizzato ai nuovi media non può quindi fare a meno di includere attività di informazione volte a consolidare le competenze e soprattutto quelle consapevolezze utili ad evitare le trappole più comuni, le ingenuità ricorrenti ma anche le proprie responsabilità di comunicatori.
Al riguardo la classe ha da poco scoperto un gioco interessate basato su questi temi: Cyber Jungle.
L'app, sviluppata dell’unità di ricerca Mobile & Usability dell'Istituto Superiore Mario Boella di Torino, è divisa in tre livelli anche se per ora si possono usare solo i primi due dato che il terzo non sembra ancora attivo.
Il gioco è simile al famosissimo Monopoli, ed e' costituito da un tabellone di forma quadrata, diviso in ventisette caselle; si avanza lanciando un dado virtuale e in ciascuna casella bisogna rispondere ad una domanda legata al cyber bullismo e alla sicurezza in rete.
Il suo scopo dichiarato è misurare la conoscenza e la consapevolezza nell'uso delle tecnologie.
L'app per sistemi android oltre che divertente è utile a focalizzare l'attenzione su alcuni temi sensibili; efficace soprattutto come punto di partenza per ulteriori approfondimenti legati ai diversi temi che affronta.

 

giovedì 19 novembre 2015

Ancora sulla didattica digitale!

Il dibattito sulla didattica digitale ultimamente sembra si sia fatto più complesso, addirittura fuorviante.
Dopo il rapporto OCSE che, almeno apparentemente, bocciava la scuola digitale, le posizioni di dirigenti scolastici ma anche di autorevoli decisori politici si sono fatte più sfumate e prudenti.
Mi piacerebbe quindi ribadire almeno due punti che mi sembravano chiari già nel lontano 2009 quando un certo numero di docenti furono impegnati nella prima sperimentazione denominata cl@ssi 2.0. e, come da buona tradizione, ignorati circa gli esiti e le criticità che pure segnalarono
1. La  condizione necessaria
Dovrebbe ormai essere chiaro a tutti che la grande terza rivoluzione digitale in corso ha investito in pieno i processi relativi all’informazione e con essi i complessi meccanismi della produzione culturale e della sua trasmissione.
Accettate queste premesse può un lavoratore della conoscenza, un formatore di qualsiasi livello coscientemente dichiararsi fuori?
Negare il valore potenziale del digitale è perlomeno anacronistico e si corre il rischio di fare la figura di quell’avvocato di H. Ford che ebbe a dire “Il cavallo resterà, l’auto è passeggera”.
Andare a cavallo è ancora un passatempo piacevole ma la società contemporanea, nei suoi pregi quanto nei difetti, sarebbe inconcepibile senza il suo, per ora, mezzo di trasporto più diffuso.
É per questo (e per tante altre buone ragioni) che ritengo inutile, fuorviante e ozioso qualsiasi dibattito ove ancora si discuta sull’opportunità del digitale nella didattica.
Anzi è proprio nella scuola più di ogni altra istituzione politica e sociale che si dovrebbe programmare il futuro affinché ogni innovazione tecnologica possa essere sempre al servizio della democrazia, della sostenibilità ambientale e di una società capace di riconoscere pari opportunità a tutti.

2. La condizione sufficiente
È importante tuttavia risolvere un equivoco di fondo: digitale e innovazione, anche al netto delle differenze grammaticali, non sono sinonimi anche se talvolta possono condividere il medesimo campo semantico.
Conosco personalmente esperienze didattiche che, pur avvalendosi delle più moderne tecnologie che oggi offre il mercato, sono semplici traduzioni di ordine tecnico di processi noti.
La maggior parte delle esperienze che quotidianamente si trovano in rete sono rubricabili sotto questa categoria e, pur essendo notevoli esempi di didattica digitale, non vanno aldilà di apprezzabili sforzi di adeguamento e compensazione.
Innovare, è bene ribadirlo, non significa tecnologizzare ma produrre un miglioramento significativo e generalizzato dei prodotti e dei processi sottoposti a verifica.
Nella scuola poi tutto ciò significherebbe sperimentare nuovi paradigmi in grado di esercitare le conoscenze, le competenze e le abilità che faranno dei nostri ragazzi consapevoli cittadini del XXI secolo.
Occorrerebbe per questo un contesto più complesso, un modo radicale di concepire la scuola e la formazione contemporanea in grado di mettere in discussione la stessa architettura del sapere e le infrastrutture sul quale ancora saldamente poggia.
Per dirla con Papert “gli educatori progressisti non si considerano semplicemente insegnanti che offrono agli studenti un modo alternativo di imparare le stesse nozioni, ma privilegiano un diverso tipo di sapere”. (S. Papert, 1980)

sabato 31 ottobre 2015

Il riconoscimento vocale di Chrome

Di solito in questo blog non parlo quasi mai di web tools e applicazioni strettamente proprietarie. Non ho quindi mai preso in considerazione tutte le estensioni e i componenti aggiuntivi di Google Chrome che sembrano avere buone potenzialità nelle attività didattiche. Tuttavia questo strumento di riconoscimento vocale, di cui leggete un prodotto, è veramente notevole. Finora la dettatura era esclusivo appannaggio di alcuni software di un certo costo che oltretutto richiedevano un lungo addestramento, spesso con risultati poco soddisfacenti. Questo strumento di Chrome invece sembra molto efficiente sia dal punto di vista della funzionalità sia da quello della correttezza del dettato. Il testo che vedete infatti è un prodotto di una sessione di lavoro dello strumento di digitalizzazione vocale che in seguito ha richiesto pochissime correzioni, per lo più dovute alle incertezze sintattiche relative ad un testo non organizzato e mediato oralmente.
Inoltre questo strumento di riconoscimento vocale è completamente integrato con Google Drive; quindi è sufficiente:
  1. aprire un documento di GDrive,
  2. attivare il proprio microfono, anche non professionale,
  3. cliccare sulla voce STRUMENTI del menu
  4. attivare la digitalizzazione vocale.
A questo punto è sufficiente cliccare sull’icona del microfonino che, diventando rossa, attenderà la dettatura del testo.
Il risultato, come già accennato, è veramente notevole non solo per la correttezza del riconoscimento ma anche perché non è stato necessario nessun addestramento preventivo né particolari e complicate impostazioni.
Si tratta insomma di una funzionalità semplice da utilizzare, facilmente integrabile nel contesto scolastico non solo per la produttività personale ma soprattutto per specifiche difficoltà operative o particolari esigenze di apprendimento

martedì 15 settembre 2015

Ancora Scratch e Android

Rilevo dalle statistiche del blog un certo interesse verso Scratch soprattutto per le versioni dedicate ai dispositivi mobili.
Il noto ambiente di sviluppo progettato per avvicinare i ragazzi, specialmente i più giovani, alla programmazione stimolandone la creatività, il pensiero sistematico e collaborativo, ha probabilmente un'unica criticità tecnica: utilizza infatti ancora flash player da tempo bandito dai principali sistemi mobile.
Si sono provati diversi stratagemmi più o meno efficaci ma bisogna forse dolorosamente constatare che lavorare con questo plug-in su tablet (peggio su smartphone) è spesso frustrante e poco produttivo.
Da qualche mese è uscita una versione di Scratch anche per i sistemi android: denominata Scratch-Jr.
Come si evince dal nome si tratta di un'ottima applicazione dal punto di vista progettuale e grafico anche se, per la semplicità delle funzioni e dei blocchi disponibili, è adatta ad un pubblico di piccolissimi, sicuramente non oltre i 10 anni.
Per chi proprio non vuole aspettare una versione più matura per i dispositivi del robottino verde può invece dare un'occhiata a Snap
A questa applicazione si accede via web (quindi con il nostro browser di fiducia) e, almeno a prima vista, sembra riscrivere e estendere le funzioni di Scratch.  Tuttavia pur rispettandone i semplici principici grafici e funzionali, Snap è in grado di operare egregiamente su molti dispositi differenti: dal pc al tablet senza la dolorosa limitazione del flash player.
Se siete proprio degli irriducibili del coding date un'occhiata anche a Tynker un'applicazione multipiattaforma veramente ben fatta soprattutto da punto di vista grafico. Esiste una app per Android stabile che, sempre con il pricipio del drag and drop dei blocchi, è in grado di realizzare storie, giochi e animazioni anche non banali

p.s.
Quest'anno sperimenteremo un nuovo laboratorio  pomeridiano extracurriculare dedicato al pensiero computazionale in cui molte ore saranno dedicate all'apprendimento di Scratch.
Speriamo di divertirci molto!

sabato 13 giugno 2015

Il test del professore digitale


Dati il motore di ricerca di google A, un insegnante B e un allievo qualsiasi C, quest'ultimo, separato dagli altri due e solo tramite una serie di domande, saprà distinguere wikipedia dal suo professore?

domenica 17 maggio 2015

Aggiornamento per Slides... finalmente!

In questi giorni è arrivato anche in Italia un importante aggiornamento per i dispositivi android.
Si tratta di un adeguamento delle google apps, in particolare di GSlides: l'applicazione per realizzare presentazioni.
Sui dispositivi mobili del robottino verde era infatti difficile trovare buone applicazioni di produzione che sostituissero quelle arcinote per i PC tradizionali.
Le google apps rappresentavano una buona alternativa ma google Slides conteneva alcune gravi limitazioni francamente inaccettabili, soprattutto per programmi che hanno una vocazione grafica.
Presentazioni di google infatti, pur conservando le utilissime funzioni di lavoro cooperativo, non permetteva l'inserimento e la gestione delle immagini sulle proprie pagine.
Tappata questa enorme falla, che ha costretto anche la mia classe a complicate conversioni e riconversioni digitali, possiamo ormai segnalare le google apps come insostituibili applicazioni di riferimento anche per android.

domenica 19 aprile 2015

Gli insegnanti e il digitale

Ho terminato recentemente due brevissimi corsi dedicati alle competenze digitali degli insegnanti per USR del Piemonte e, come spesso accade, il confronto con colleghi che dimostrano una particolare attenzione verso il digitale è sempre molto ricco e fruttuoso.
Ho trovato in generale maggiori competenze specifiche e anche un’attenzione critica che solo qualche anno fa era difficile rintracciare anche fra i pochi “iniziati” che seguivano simili corsi.
Nel generale giudizio positivo mi è sembrato tuttavia di rilevare almeno due criticità relative alle aspettative e all’approccio formativo che condizionano significativamente l’efficacia di questi percorsi.
Apprendere è un’attività complessa, anche se lo sforzo è prodotto da coloro che normalmente sono dall’altra parte della comunicazione didattica: i docenti.
Per definizione quindi, noi insegnanti, siamo per lo più impegnanti a individuare particolarità, difficoltà e stili diversi di apprendimento per meglio pianificare le azioni didattiche che riteniamo più opportune.
La formazione e soprattutto l’esperienza ci hanno presto rivelato quanto complessa è la relazione didattica: spesso tanto quanto sono gli alunni a noi affidati.
Quando invece tocca a noi apprendere, guidati da una sorta di riduzionismo cognitivo, facciamo affidamento a pratiche e metodologie consolidate che hanno o hanno avuto successo in contesti “tradizionali” ma che forse sono meno adatte per le competenze informali proprie degli ambienti 2.0.
Questi ultimi, quasi per definizione, si esplorano seguendo percorsi, talvolta anche poco fruttuosi, che, proporzionalmente alla pratica acquisita su dispositivi e servizi, mappano lo spazio virtuale e quello cognitivo dell’esperienza degli utenti.
In questo senso le pratiche che meglio premiano i processi di apprendimento sono quelli che più assomigliano al gioco, all’attività ludica.
Non è un caso infatti che i risultati più significativi e duraturi provengono spesso da atteggiamenti esplorativi elementari di tipo prova-errore più che dall’annotazione analitica delle singole prestazioni.
Se infatti esiste una connotazione dove l’infelice espressione “nativi digitali” può trovare un senso, forse questa sta proprio nella naturale predisposizione delle nuove generazioni ad “addomesticare” in minor tempo le tecnologie.
Ciò naturalmente non significa averne una conoscenza sistematica e profonda che dovrà necessariamente passare per una riorganizzazione critica più complessa. Rimane tuttavia innegabile il numero e la qualità delle abilità acquisite con uno stile di apprendimento meno formale.
L’atteggiamento più fruttuoso, come mi è già capitato di osservare, è quello dello studioso di una lingua straniera che invece di avvalersi di esercizi e dizionari per la traduzione si cala direttamente nel contesto socio-culturale della lingua in uso.
In altre parole occorre sforzarsi di superare l’angoscia delle competenze meccaniche e operative per dedicarsi innanzitutto alle potenzialità sociali e comunicative del digitale che poi rappresentano, almeno nella didattica, l’aspetto più rilevante del suo portato innovativo.
Anche le aspettative che gli insegnanti pongono sui percorsi di formazione dedicati alle competenze digitali non favoriscono un efficace atteggiamento conoscitivo.
Il tema di che cosa sono o cosa si debba intendere per “competenze digitali degli insegnanti” rischierebbe di rendere non pertinenti queste poche righe: di sicuro non possono ridursi a poche fasi operative per la gestione di un software o ad un indice analitico di tools e servizi magari monotematici, prestrutturati e per nulla personalizzabili.
Quando parliamo di digitale oggi non ci riferiamo solo ad una forma di organizzazione tecnica, seppure prevalente, ma piuttosto ad un nuovo spazio in cui si regolano la cultura, i saperi e le modalità comunicative della società contemporanea.
La scuola e i suoi attori principali dovrebbero guadagnarsi ampi spazi di azione che non si possono descrivere in quattro modalità operative del tutto simili ad una ricetta di cucina!
La riflessione sulle competenze digitali dovrebbe impegnare i docenti ad investigare come queste possano essere innanzitutto sfruttate a supporto della propria crescita professionale prima ancora di produrre lo sforzo della mediazione didattica.
L’obiettivo principale è l’acquisizione di una vera e propria cittadinanza digitale via via sempre più complessa capace di interpretare i nuovi linguaggi alla velocità delle loro mutazioni e di gestire la complessità dei nuovi ambienti di apprendimento.
La sfida è impegnativa soprattutto perché prevede un percorso “in fieri” che costringerà gli insegnanti ad assomigliare sempre più a dei ricercatori più che ai depositari di un sapere il quale, pur mantenendo inalterati i valori sostanziali, ha bisogno di essere declinato dinamicamente nei casi della contemporaneità.

domenica 22 marzo 2015

Incorporare audio nel blog

Inserire file audio sul proprio sito web o sul blog personale non è sempre un'attività immediata.
Mentre caricare un file e metterlo a disposizione dei visitatori è ormai una funzione supportata da moltissimi servizi web, la fruizione diretta di file audio, magari anche con un semplice player per le funzioni di start e stop, non è ancora molto comune: anzi spesso è un'operazione da "addetti ai lavori".
Qualche giorno fa anche i ragazzi della 2D hanno avuto questo problema sul loro sito web dedicato a expo2015 e, dai commenti ricevuti, mi sembra che sia una difficoltà di molti quindi lascio questo piccolo tutorial su come l'abbiamo risolta.
Il servizio web che ci aiutato è il notissimo SoundCloud una sorta di social musicale ma che si presta benissimo ad un semplice quanto efficace lavoro di streaming audio.
Dopo la veloce iscrizione e la conferma dell'account passiamo direttamente all'upload del nostro file audio


cliccando su "choose file to upload" possiamo andare a cercare il nostro file e lanciare l'upload vero e proprio.


Una volta caricato il file dalla home del servizio, dove ci sono tutti i file caricati, clicchiamo su "share".

Puntiamo a prelevare il codice necessario ad effettuare l'embedded (incorporamento) sul nostro sito o blog personale.
























Copiamo quindi il codice evidenziato e trasferiamolo così com'è in uno spazio adatto ad ospitare puro codice html.
Quasi tutti i blog e siti web hanno gadget speciali per fare questa operazione.
Con Blogger è ancora più semplice: è sufficiente cliccare sul bottone "html" sulla barra di formattazione e incollare il codice.
La pagina del sito web che ospita il breve intervento musicale inserito grazie a SoundCloud è qui.
Fatemi sapere!
 

martedì 24 febbraio 2015

Prezi arriva sul robottino verde

Ho appena scaricato dal Playstore l'app della nota webtool PREZI con la quale si realizzano incredibili presentazioni dinamiche.
Posso dirlo?! Era ora!
Non si tratta ancora dell'applicazione completa, è vero; non è possibile infatti passare all'editing dei documenti che rimane un'esclusiva della versione per pc ma è pur sempre un'altra ottima app a disposizione degli utenti di Android.
A parziale consolazione si segnala un'interessante opzione di visualizzazione denominata "present remotely".
Si tratta in sostanza di abilitare una presentazione in remoto attraverso l'attivazione di un link pubblico che, distribuito fra gli partecipanti, pemetterà di seguire l'avvenimento sul proprio dispositivo.
Farò una prova sul campo nei prossimi giorni. Manteniamoci in contatto!

giovedì 29 gennaio 2015

...ricapitolando!

Dopo l'incontro con le colleghe della Frank di Druento ho pensato di lasciare traccia delle ultime apps di cui abbiamo parlato.
Il tempo è volato solo accennando alle potenzialità del mirroring con chromecast e alla versalitilità delle apps di google.
Ma non vorrei che si dimenticassero la splendida TinyTap, un'app veramente ben fatta, dalle molteplici potenzialità didattiche e ancora  gratuita e Thinglink: app che, nata come servizio web, permette la creazione di immagini interattive, dense di informazioni e materiali aggiuntivi.
Siamo poi passati al mind mapping segnalando due apps alternative a quelle più conosciute nel web. Sharpmindmap: pulita, semplice ed efficace e Wecollabrify: che, pur limititata nelle potenzialità e essenziale nella grafica, possiede l'utilissima funzione di poter condividere il documento in un gruppo di lavoro.
Arrivederci a tutti e ricordate di dare uno sguardo anche a questo canale dove cerco di collezionare le apps android che ritengo più utili per la didattica.

p.s.
Mi accorgo solo ora che videoscribe è stata ritirata dal PlayStore; temo un'operazione esclusivamente commerciale poiché negli ultimi test è attiva e funzionante.