martedì 31 gennaio 2012

Un post dal passato. Donne nell'arte

Oggi riprendo un post dal blog della 1D. Marzia ha scovato questo interessantissimo video, “Donne nell'Arte”, diretto da Philip Scott Johnson che è un inno fantastico dedicato alla storia dell'arte attraverso le immagini delle donne. Questo filmato, caricato su molti siti di video sharing ha creato una vera e propria euforia su Internet. E’ un vero capolavoro di arte digitale, in termini di padronanza tecnica e creatività artistica. Philip ha creato 15 altri video interessanti, disponibili su YouTube, con un famoso software di morphing di immagini. L'opera d'arte è stata utilizzata per creare il film “Women in Art”.

venerdì 27 gennaio 2012

L’educazione deve rendere più umani

Riprendo e cito un articolo di Paolo Farinella su Il Fatto Quotidiano

Anniek Cojean dice che un preside di liceo americano aveva l’abitudine di scrivere, ad ogni inizio di anno scolastico, una lettera ai suoi insegnanti. La seguente:

«Caro professore,
sono un sopravvissuto di un campo di concentramento. I miei occhi hanno visto ciò che nessun essere umano dovrebbe mai vedere: camere a gas costruite da ingegneri istruiti; bambini uccisi con  veleno da medici ben formati; lattanti uccisi da infermiere provette; donne e bambini uccisi e bruciati da diplomati di scuole superiore e università. Diffido – quindi – dall’educazione. La mia richiesta è: aiutate i vostri allievi a diventare esseri umani. I vostri sforzi non devono mai produrre dei mostri educati, degli psicopatici qualificati, degli Eichmann istruiti. La lettura, la scrittura, l’aritmetica non sono importanti se non servono a rendere i nostri figli più umani».

(Fonte: Anniek Cojean, Les mémoires de la Shoah, in Le Monde del 29 aprile 1995).

27 gennaio «Giorno della memoria»

domenica 22 gennaio 2012

Tre e quattro cose...: la prima

Ogni tanto, a fiammate improvvise, si apre il dibattito sull'uso delle nuove tecnologie a scuola. É di oggi (22/01/12) un articolo su Repubblica che riprende la querelle che questa volta ha preso avvio dalle note dichiarazioni del ministro Profumo ribattute dal linguista Simone (Repubblica del 12 gennaio) che esprimeva più di qualche dubbio sull'uso dei dispositivi digitali a scuola.
Il tema è appassionante e ormai il dibattito annovera così tante voci autorevoli che non aggiungerò sicuramente la mia, anche se la sensazione di una generale approssimazione e disinformazione, probabilmente dovuta alla semplificazione giornalistica, prevale.
Solo nella regione Piemonte infatti sono circa dieci anni che scuole diverse di diverso ordine e grado stanno sperimentando il digitale a scuola: le progettazioni sono numerose e varie, basterebbe informarsi meglio per averne il panorama completo.
Inoltre quest'anno sta giungendo a conclusione una sperimentazione di livello nazionale denominata Cl@ssi 2.0. Partita nel 2009 ha coinvolto 156 classi di scuola media in tutta Italia cui il ministero ha concesso ben 30mila euro perché i consigli di classe potessero sperimentare e modificare l'ambiente di apprendimento attraverso le tecnologie digitali.
Devo dire che dal mio ristretto osservatorio, comunque privilegiato, dato che sono un referente di una di queste cl@ssi 2.0, continuano ad esserci molte cose che mi sfuggono.
La prima è il completo isolamento che queste classi, sicuramente la mia, hanno con il mondo esterno; soprattutto con quegli ambienti che, almeno a parole e articoli, appaiono maggiormente interessati al tema dell'innovazione nella formazione.
Non c'è stata un'istituzione universitaria interessata al nostro percorso, neppure quella designata dal ministero a farci da tutor. Non ci sono state istituzioni culturali, fondazioni, case editrici ecc. interessate a co-sperimentare un percorso condiviso tanto meno attente ai risultati; erano molto più solerti nel redigere preventivi e offerte, a loro dire, irrinunciabili.
Di aziende  o privati in generale interessati non parliamone neppure; sperimentazione e ricerca nel nostro paese sono oggetti sconosciuti, se poi bisogna rimetterci pure qualche centinaia di euro suonano come bestemmie.
La lista delle criticità sarebbe lunga e complessa, altrettanto articolati sarebbero i report delle diverse azioni messe in campo e delle piccole ma significative innovazioni che abbiamo potuto sperimentare in questi tre anni.
Se a qualcuno interessa...